Sentire il proprio bambino pronunciare le sue prime paroline è per i genitori un momento indimenticabile.
Per insegnare a parlare ai bambini non esiste una formula magica e non si può pretendere che lo facciano da un momento all’altro.
Per un bambino piccolo, parlare è come camminare, ha infatti bisogno dei suoi tempi e occorre molta pazienza da parte dei genitori che lo devono stimolare e incoraggiare.
Tutto ciò che lo circonda è un mondo nuovo, pieno di cose da scoprire e più il bambino è curioso, maggiore saranno i suoi progressi.
Se la mamma non lo stimola verso tutto ciò che di curioso lo circonda, lo sviluppo del bambino sarà rallentato anche nell’apprendimento delle parole.
In questa utile guida, rivolta ai genitori, intendiamo offrire dei suggerimenti per aiutare i bambini piccoli a parlare.
Non ci sono delle date da rispettare nè un numero di parole da imparare, ogni bambino è diverso dall’altro per cui non vanno mai paragonati tra loro e tanto meno forzati.
Ecco come si fa a insegnare a parlare ai bambini
- Fin dal momento della nascita, ogni mamma deve dialogare con il proprio bambino, per creare un rapporto di amore e allo stesso tempo offrire al nascituro tutti gli strumenti che gli serviranno per acquisire la sua autonomia.
- Il dialogo deve contenere un linguaggio scorrevole, un tono dolce e un atteggiamento sereno, quindi deve essere per il bambino come una musica soave in cui sentirsi al sicuro.
- In tutte le azioni quotidiane, il neonato deve essere coinvolto, quindi bisogna spiegargli quello che accade, in modo che col passare dei mesi lui capirà quando la mamma gli dovrà cambiare il pannolino, quando arriva l’ora del bagnetto e della poppata.
- Con i suoi primi gorgheggi, il bambino sta interagendo con la mamma e sta facendo un dialogo tutto suo e anche se incomprensibile, per lui ha un senso. Anche se il bambino pronuncia le parole a suo modo, mai ripeterle, anzi bisogna pronunciarle correttamente e parlargli come si fa con i grandi.
- Nei vari mesi, farà molti progressi e il suo linguaggio prenderà maggiore forma e si comprenderà quando chiama il papà, la mamma, la sorellina o la tata. Elogiatelo sempre e stimolatelo verso cose nuove, ripetendo il nome degli oggetti che lo circondano.
- E’ compito della famiglia invogliare il bambino a chiedere le cose di cui ha bisogno e se avrà sete dirà “appua” o se avrà fame chiamerà la “tetta” o dirà “ninna” se avrà sonno. Ogni sua esigenza deve essere espressa da parte sua e non esaudita in automatico.
- La musica è un mezzo di comunicazione molto utile per insegnare ai più piccoli a parlare e le canzoncine, o le filastrocche sono uno strumento per imparare nuove parole. Ripetute quotidianamente sono un esercizio valido per il linguaggio.
- Anche i cartoni animati adatti alla loro tenera età possono essere un interessante supporto, basta che non diventino l’unico mezzo per rapportarsi col mondo esterno.
- Il gioco è fondamentale per stimolare il bambino che sta crescendo e man mano sta imparando un buon numero di parole. Giocare in compagnia con genitori, fratelli o amichetti è un’ottimo stimolo per dialogare e rapportarsi con gli altri. Col passare del tempo, il linguaggio del bambino sta diventando sempre più chiaro e scorrevole. Da semplici parole, si giungerà alla formulazione di intere frasi e il bambino acquisterà maggiore autonomia e padronanza di sé.
- Soltanto quando si arriverà verso i quattro anni, se si riterrà opportuno, potrà essere fatta una visita dal logopedista, constatando una difficoltà nella pronuncia di alcune parole e in particolare di alcune lettere come la “R” e la “S”. Anche una visita audiometrica potrà essere utile per scoprire se sussistono problemi di udito.
Comportamenti da evitare
- Non abbiate fretta quando il bambino deve dare delle risposte e non sostituitevi a lui, anticipando le parole.
- Mai usare vezzeggiativi, diminutivi o ripetere le sue parole incomprensibili, quando dialogate con lui.
- Evitate di parlare nel dialetto del luogo, per poi pretendere che i bambini usino un italiano corretto.
- Non forzate i bambini a ripetere correttamente le parole, perché per ogni diversa fase della crescita, molte sillabe non possono essere ancora pronunciate.
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