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Come capire la regola del fuorigioco

Il calcio è relativamente semplice da capire, a differenza di altri sport, tuttavia c’è una regola, una sola, che riesce indigesta ai più.

Parliamo del fuorigioco, o offside, con termine anglosassone. Si tratta della regola numero 11 fra le 17 del regolamento calcistico, è una delle più brevi, eppure fra le più complicate da interpretare.

Il fuorigioco nasce nel lontano 1894, assieme al primissimo regolamento ufficiale della storia del calcio, ma nel corso degli anni questa regola è stata spesso modificata, anche se di base è rimasta la stessa.

Per capire la regola del fuorigioco bisogna innanzitutto sapere che questa si applica solo all’interno della metà campo avversaria: lo scopo è impedire che gli attaccanti rimangano tranquillamente appostati nei pressi della porta, in posizione favorevole, attendendo solo il passaggio da parte di un compagno.

Quando la palla è giocata in attacco, ogni giocatore, ma perlopiù gli attaccanti, tendono a spostarsi in avanti, al fine di trovarsi in posizione favorevole per segnare, tuttavia, al momento in cui la palla è giocata, il giocatore che sta per ricevere il pallone deve avere, tra sé e la porta avversaria, almeno uno dei giocatori dell’altra squadra oltre al portiere.

Se, al momento del passaggio della palla, il giocatore non si trova in una posizione simile ma sta partecipando all’azione, allora è chiamato il fuorigioco, e l’azione viene fermata.

Questa era la teoria. Ora, come capire la regola del fuorigioco nella pratica? Ecco dei semplici accorgimenti che potrebbero aiutare:

  1. Valuta la posizione del giocatore in questione rispetto al pallone.
  2. Individua i due difensori più vicini alla porta: se c’è solo il portiere tra l’attaccante che dicevamo e il pallone, allora è fuorigioco.
  3. Il fuorigioco può essere chiamato solo quando l’attaccante tocca la palla, quindi prende attivamente parte all’azione: nel caso in cui si trovi nella posizione che dicevamo, ma senza possesso palla, non è fuorigioco.
  4. In genere è il guardalinee, l’assistente dell’arbitro, a chiamare il fuorigioco, quindi è bene osservare i suoi movimenti.

Esistono tuttavia dei casi limite e delle eccezioni, in cui è più difficile dire se sia fuorigioco o meno, per cui occorre:

  1. Sapere che in calcio d’angolo non c’è fuorigioco.
  2. Riconoscere quando un giocatore torna “in gioco”, ad esempio quando la squadra avversaria rientra in possesso del pallone prima che tale giocatore possa avere la possibilità di toccarlo.
  3. Considerare che, anche se esce dal campo, se continua a partecipare al gioco, un giocatore può essere chiamato in fuorigioco.

Per quanto riguarda i casi limite, intendiamo una tecnica forse non particolarmente corretta ma spesso sfruttata dai calciatori, che implica il lasciare che l’avversario vada in fuorigioco, al fine di evitare di subire una rete, o ancora, il giocatore che, pur non partecipando attivamente all’azione, ostruisce la visuale al difensore, impedendogli di fare il suo mestiere.

Questi casi non aiutano a decifrare una situazione già di per sé complicata, considerata la velocità a cui il gioco si svolge e l’importanza di una tale azione (un gol in fuorigioco è annullato, evitare di trovarsi in fuorigioco quando si intende segnare è essenziale quanto difficile).

A oggi, le polemiche sono moltissime, si parla addirittura di moviola in campo, per ridurre il rischio di errori, ma ancora nulla, dunque, per ora, sono sempre arbitro e guardalinee a decidere se si tratta di fuorigioco.

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