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Come aprire partita Iva in regime forfettario da libero professionista

Per ridurre le imposte da reddito lavorativo, aprire partita Iva in regime forfettario può risultare conveniente per molti liberi professionisti e lavoratori autonomi. La procedura è semplice, ma ovviamente bisogna prestare molta attenzione a non sbagliare. Vediamo quindi cos’è questo regime fiscale, quando si rivela vantaggioso e come aderirvi.

Aprire partita Iva in regime forfettario cosa significa?

Per capire se aprire partita Iva in regime forfettario è una scelta conveniente bisogna prima comprendere le caratteristiche di tale regime. Le agevolazioni che offre sono principalmente 3. Primo, si versa un’imposta sostitutiva unica sui compensi percepiti del 15%, al posto delle tassazioni cui sono soggette le partite Iva ordinarie: IRPEF, addizionali e via dicendo.

Secondo, tali tributi si versano soltanto sui guadagni effettivamente percepiti. Se in un anno non fatturi nulla, non paghi nulla, ti rimane solo l’obbligo della dichiarazione dei redditi.

Terzo, aprire partita Iva in regime forfettario significa usufruire di una contabilità semplificata. Le fatture emesse inoltre non hanno Iva. Vale a dire che se guadagni 1.000 € devi preparare una fattura di tale importo, indicando però che l’esenzione Iva deriva dal regime fiscale in oggetto.

Lo svantaggio della partita Iva forfettaria è che al momento di versare i tributi l’unica detrazione possibile è quella relativa ai contributi Inps.

aprire partita iva

Valutare i requisiti d’accesso

Com’è facile intuire, aprire partita Iva in regime forfettario come libero professionista o lavoratore autonomo non è sempre possibile. L’accesso è riservato a chi prevede di guadagnare annualmente max 65.000 € e che non abbia percepito un importo superiore a questo nemmeno nell’anno precedente. E se si svolgono più attività professionali? Ebbene, devi calcolare i ricavi o compensi totali, che non superino i summenzionati 65.000 €.

Cause di esclusione dal regime risultano invece:

  • la mancanza di cittadinanza italiana oppure, per i cittadini europei, produrre almeno il 25% del reddito oltreconfine;
  • avere partecipazione in società o imprese appartenenti o collegabili alla propria attività;
  • usufruire di altri regimi fiscali agevolati;
  • avere come committenti principali ex datori di lavoro – si valutano i 2 anni precedenti -;
  • svolgere come attività predominante la cessione di macchinari nuovi, immobili o terreni edificabili.

Scegliere il codice Ateco

Se i requisiti per aprire partita Iva in regime forfettario ci sono, è il momento di scegliere il codice Ateco. Quest’ultimo è il codice che identifica a livello fiscale la professione. Nota bene che a secondo del tuo codice Ateco può variare il coefficiente di redditività – o C.d.R.-. Un avvocato per esempio ha codice Ateco 69.10.10 e un imponibile calcolato sul 78% – questo è il suo C.d.R. – dei ricavi percepiti. In altre parole, se in un anno guadagna 10.000 €, dovrà versare tributi soltanto sul 78%, ossia 7.800 €. Un giornalista freelance invece ha codice Ateco 90.03.01 e un C.d.R del 67%. In caso non trovi un codice che corrisponda alla tua attività, come è il caso per molte nuove professioni del web, devi scegliere il codice residuale più attinente – consultando un commercialista oppure usando il tool apposito dell’Istat-.

Avviso: se stai pensando di barare – è normale…- e aprire partita Iva in regime forfettario scegliendo un codice Ateco “conveniente”, attenzione. In caso di attribuzione erronea del medesimo, le sanzioni possono essere molto, molto salate.

Compilare il modello

Eccoci alla compilazione del modello che permetterà finalmente di aprire partita Iva in regime forfettario. Quello idoneo, scaricabile dal sito dell’Agenzia delle Entrate, è il modello AA9/12.

modello aa9/12

Tutto semplice: inserisci codice fiscale e numerazione progressiva pagina sull’intestazione di ognuna di esse –incluse quelle che rimarranno vuote-, negli appositi campi. Poi nel Quadro A barra 1 e inserisci la data d’inizio attività. Nel Quadro B inserisci nome e cognome.

Nel Quadro C immetti il codice Ateco. Alla casella Descrizione Attività riporta la denominazione attinente riportata sul sito dei codici Ateco. Es: se sei giornalista freelance sarà “Attività dei giornalisti indipendenti”. Lascia vuota la voce Volume d’affari presunto e prosegui con l’indirizzo richiesto, barrando Scritture contabili se le medesime saranno conservate al tuo indirizzo.

Importantissima la voce sottostante: Regimi fiscali agevolati. Qui, nella casella contrassegnata dalla dicitura Regime fiscale agevolato, inserisci: 2.

Dopodiché prosegui con i dati anagrafici richiesti nel quadro C.

Fatto questo salta a pagina 3 per compilare il Quadro I. Inserisci indirizzo email valido e tuo recapito telefonico. Se vivi in una casa in affitto, non tralasciare di aggiungere i dati catastali richiesti. In ultimo, alla sezione sottostante, Allegati, indica: Fotocopia documento d’identità.

Alla pagina seguente, che è l’ultima, accanto alla dicitura: Il sottoscritto dichiara di aver compilato i seguenti quadri, barra: A, B, C, I e aggiungi data, firma e codice fiscale.

Hai finito: ora non ti resta che consegnare il modello all’Agenzia delle Entrate e ricevere l’attestazione di avvenuta apertura.

Iscrizione all’Inps

L’iscrizione all’Inps è sempre obbligatoria per chiunque intende aprire partita Iva in regime forfettario. Perché è scontato che devi versare i contributi previdenziali, calcolati in misura del 25,72% sul coefficiente di redditività della tua professione. Non ci sono sconti: anche se tu fatturassi, in un anno, soltanto 100 euro, pagherai all’istituto di previdenza il dovuto.

La procedura di iscrizione va eseguita entro 30 giorni dall’avvio attività sul sito dell’Inps. Se appartieni a un ordine professionale t’iscriverai alla cassa previdenziale pertinente, altrimenti alla gestione separata.

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